Nuova mostra di Stefano Scanfella: ‘Tri(e)ste – il Silos alla fine del Game’
Inaugurazione il 29 giugno, alle 19.30, alla Galleria La Fortezza di Gradisca d’Isonzo
Il racconto fotografico è un codice potente che non ha bisogno di parole, che fissa il momento pur riuscendo ad evocare emozioni e necessità durature. Stefano Scanferla da diversi anni si cimenta in questa arte con grande passione e con un’attenzione particolare a soggetti che possano, in uno scatto, raccontare la loro storia e suggerire uno stato d’animo. La sua nuova testimonianza fotografica vuole scuotere le coscienze di ognuno di noi su quanto accaduto ai migranti accampati nel “silos” di Trieste. ‘Tri(e)ste – il Silos alla fine del Game’, sarà inaugurata il 29 giugno, alle 19.30 alla Galleria d’arte La Fortezza di Gradisca ‘Isonzo, in via Ciotti 25 e sarà visitabile fino al 31 luglio.
«Il Silos è un non-luogo a pochi passi dal centro del capoluogo – spiega l’autore -. L’enorme edificio, adiacente al siloPark è abbandonato ed in rovina. Reminiscenza del periodo dell’esodo dei profughi giuliani, ha raccolto negli anni migliaia di migranti della rotta balcanica in attesa di ricevere il permesso di spostarsi nei centri preposti alla loro gestione. Costretti a ripararsi in tende da campeggio, sotto le volte in mattoni che non proteggono dalla pioggia, alcuni attendono lì che venga il loro giorno di proseguire il viaggio. Altri, per evitare la palude di fango e rifiuti del piano terra, si accampano al primo piano, tra pericolosi passaggi su cornicioni senza più pavimenti, smontando le travi dei soffitti per cucinarsi il cibo e scaldarsi. In basso piove tre volte più a lungo che fuori, in alto soffia più impetuosa la Bora, il vento di Trieste. Il loro sostentamento è affidato principalmente al volontariato, la Comunità di Sant’Egidio FVG e l’associazione Linea d’Ombra offrono assistenza medica e contatto umano anche nella piazza antistante il Silos, insieme a cittadini volenterosi. Entrare nel Silos e parlare con i suoi occupanti è un’esperienza che permette di provare a capire la realtà del mondo dei migranti e le condizioni a cui è sottoposto chi intraprende viaggi di anni, per cercare una vita migliore. Ciò che del resto abbiamo già fatto e continuiamo tuttora a fare anche noi italiani».
Stefano Scanferla ha visitato il Silos il 7 dicembre del 2023: «in pieno inverno ed in una fredda e cristallina giornata di sole – racconta il fotografo -. Probabilmente gli occupanti l’avranno considerata una buona giornata, senza pioggia e Bora, ma spostarsi in ciabatte tra fango gelido e rifiuti, cucinando accanto ai topi, resta qualcosa a cui nessuno si abitua. Mi sono avvicinato a questi ragazzi grazie all’ aiuto del mediatore culturale di Sant’Egidio, il sig. Alì Mudassar. Gli scatti selezionati evitano volti riconoscibili, cercando di rappresentare la realtà con lo sguardo di chi non accetta simili condizioni e soffre con loro».