A tu per tu con il candidato. Bolzonello: “Io non parlo di paure ma di futuro”
Sergio Bolzonello, dopo un mandato da vicepresidente della Regione, guida la coalizione di centrosinistra. Dopo che Debora Serracchiani ha preferito Roma a Trieste tocca a lui il ruolo di leader all’interno di una coalizione che, visti i risultati assai deludenti delle politiche. Una candidatura nel segno della continuità.
“Ho sempre voluto impegnarmi per la mia Regione. Lavoreremo in maniera seria, offriremo argomenti per valutare seriamente perché scegliermi. Altri continuano con gli slogan e a parlare di paure, io parlo di futuro. Sono convinto che le mie proposte siano significative e valide, la gente le apprezza: una cosa è il voto del 4 marzo, un’altra sarà il voto in regione”.
Con un Pd in difficoltà su scala nazionale da dove si riparte?
. Possiamo andare a testa alta per quanto abbiamo fatto negli ultimi cinque anni. Chi vuole parlare solo per slogan può demonizzare quanto vuole il nostro operato ma io preferisco parlare di contenuti. E’ ovvio che non tutte le cose che abbiamo fatto sono ottime ma penso che la maggioranza delle nostre azioni sono state di utilità per i cittadini della Friuli Venezia Giulia. La mia candidatura si basa su solidi pilastri, rappresentati dalla cose buone che abbiamo portato a termine. Abbiamo lasciato una regione migliore rispetto a quella che abbiamo trovato nel 2013 alla fine del mandato Tondo. Io voglio essere giudicato e votato per quello che ho fatto e non perché appartengo ad un partito. Ci stanno raccontando che non c’è partita: in realtà c’ il 30% di indecisi e dagli ultimi sondaggio stiamo recuperando. Noi parliamo di futuro, dall’altra parte parlano di paura. Combattere le disuguaglianze fa la differenza tra destra e sinistra
Il Friuli non è ancora uscito del tutto dalla crisi e il lavoro resta un tema scottante. Quale può essere la formula per una crescita definitiva?
“Nel 2008 avevamo 518mila occupati, nel 2013 sono crollati a 495mila e per questo abbiamo dovuto attivare misure straordinarie per attrarre nuove imprese oltre che cercare di salvare quanti più posti possibili nelle imprese già insediate. In questi cinque anni abbiamo recuperato 10mila occupati con una visione diversa di come si possono affrontare le crisi. Sono stati ideati degli strumenti precisi che hanno permesso hanno aziende friulane di ripartire e di consolidarsi. Sappiamo che non è sufficiente ma la strada intrapresa è quella giusta. Ora dobbiamo essere bravi a sfruttare un’occasione unica come quella del porto di Trieste che può permettere non solo uno sviluppo per il capoluogo giuliano ma per tutta la regione. Entro i prossimi due anni siamo pronti a creare 10mila posti di lavoro grazie agli interventi attuati in questi cinque anni e grazie a agevolazioni fiscali e semplificazione burocratica. Ci concentreremo su tre iniziative. La prima è un intervento sull’Imposta sul reddito delle società (IRES) con un taglio del 2%, la seconda un taglio dell’Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per ogni contratto a tempo indeterminato stipulato, ed infine il microcredito per i progetti di micro-imprenditorialità”.
Grazie anche al turismo la nostra regione può trovare nuove risorse di crescita.
“Il cambio di passo è stato evidente per quantità e qualità di manifestazioni ed eventi di interesse turistico-culturale e per il fatto che si è puntato sui turismi attraverso un’idea strategica fino alla promozione di nuove forme di accoglienza turistica diffusa e della tipicità del Friuli Venezia Giulia. Basti pensare che la crescita che ha interessato il comparto turistico negli ultimi 4 anni segna +17,5% negli arrivi e + 14,4% delle presenze. L’obiettivo è quello di continuare ad attrarre visitatori prevenienti dai Paesi per i quali la nostra regione è destinazione abituale, ma anche e soprattutto estendere significativamente la nostra visibilità e quindi attrattività ai visitatori americani, nord-europei, orientali e dell’area mediterranea. Per fare questo però dobbiamo migliorare anche le infrastrutture e i servizi”.
Il vostro programma prevede un intervento mirato in favore della famiglia e degli aiuti per invertire il declinante tasso di natalità del Friuli Venezia Giulia.
“Questo è un investimento per il nostro futuro e per provare a vincere la sfida della denatalità. Investiremo 120 milioni all’anno, circa 21 mila euro per ogni nuovo nato. Le risorse per attuare questa misura ci sono già. Le recuperiamo dallo sconto che il patto Padoan–Serracchiani ha ottenuto da Roma sulle risorse regionali destinate all’abbattimento del debito pubblico statale. L’obiettivo è coinvolgere le famiglie entro i 45-50mila euro di Isee: il 70% di quelle presenti in Fvg. Alle coppie italiane basterà essere residenti in regione, mentre per quelle straniere saranno richiesti 24 mesi di presenza in Fvg. Questa è una priorità per la società del Fvg, serve un patto tra la Regione e le famiglie secondo i modelli europei più avanzati. Dopo i sei anni 400 euro all’anno andranno investiti in cultura e sport: libri, mostre, musei, corsi, scuole di musica, palestre, perché vogliamo dare la possibilità a tutti di fare esperienze in contesti che aiutano ad aprire la mente. In questo modo le risorse ricadranno poi sul tessuto associativo ed economico”.
Basteranno delle buone proposte per battere Fedriga?
“Fedriga è tanti spot e zero programmi. Spera di convincere i nostri concittadini scimmiottando le “sparate” del suo capo. Ha passato troppo tempo a fare il professionista della politica a Roma e che questa regione non la vive da un pezzo. Noi vogliamo fare il contrario di quello che dice Fedriga mettere da parte gli slogan e andare al cuore delle cose, continuando a cambiare in meglio la vita delle persone, passo dopo passo, a cominciare dal lavoro. Ricordo a Fedriga che i partiti e le persone con le quali corre hanno lasciato imperversare la crisi qui da noi, fino a che i nostri concittadini non hanno staccato loro la spina. L’occupazione è crollata quando amministravano loro la regione e si sono persi, ad esempio, un milione di presenze turistiche. Non mi pare un caso infatti che sull’economia regionale, esattamente come su Rilancimpresa, la riforma dei consorzi e le altre inviatile che hanno ridato vita all’occupazione, Fedriga non si esprima e insista come un disco rotto su altro: ricreare delle Province per poter aumentare il numero di poltrone da spartirsi fra partiti come merce di scambio a livello nazionale”.