La cerimonia del nadalin torna a Cjase Cocèl
Giovedì 12 dicembre alle 18.30 al Museo, in un evento aperto a tutti, si realizzerà l’antico rituale, con l’accensione del tronco benedetto, propiziatorio per le feste. Ci saranno anche i biscotti di natale
FAGAGNA. Il nadalin era tradizionalmente un pezzo di legno selezionato dagli uomini che, durante l’anno, andavano a tagliare gli alberi. Si bruciava la notte di Natale, con un rituale, ancora vivo in alcune parti del Friuli, che l’Ecomuseo Il Cavalîr vuol far rivivere come anticipazione delle prossime festività. Per questo, giovedì 12 dicembre, alle 18.30, lo propone in un evento aperto a tutti a Cjase Cocèl. A coordinarlo sarà Carmen Metus, storica collaboratrice del museo e referente dei laboratori artigianali. «Il rituale del nadalin era molto articolato e complesso – ci racconta -. Il pezzo di legno doveva essere grande e particolare e poteva essere anche un pezzo di radice. La sera di Natale la famiglia si riuniva e il più anziano era incaricato del suo trasporto verso il fogolâr. Il rituale prevedeva che gli uomini bussassero alla porta dicendo: “Sono il nadalin, posso entrate?”, così le donne ponevano una serie di domande, riassumibili in: “Ma cosa porti in casa?’”. Le risposte erano le più varie, e tutte incoraggianti: L’abbondanza, un po’ di tela per fare i vestitini dei bambini, un prosciutto, un salame. E porto… sì, anche un bambino!». Questo perché, una volta, le braccia erano sempre poche e, l’arrivo di un nuovo nato, era importante: una volta cresciuto un po’, avrebbe subito aiutato lavorando. «Terminata questa parte rituale, il nadalin veniva appoggiato sul fogolâr e poi, prima di andare alla messa di mezzanotte, il tronco veniva forato, per farlo bruciare meglio, e acceso in più punti».
L’anziano gli dava dalla benedizione, «facendo il segno della croce con il vino e gettandoci sopra briciole di pane come simbolo dell’abbondanza. Era un rito propiziatorio perché in famiglia durante l’anno successivo non mancasse nulla», spiega ancora Metus. Al rientro a casa, dopo la messa, il nadalin veniva coperto dalla cenere dalla donna più anziana: questo perché doveva ardere lentamente e ininterrottamente fino all’Epifania «perché la buona sorte fosse assicurata», conclude Metus.
Alla cerimonia del 12 dicembre a Cjase Cocèl ci saranno anche i mostazzòn, gli speciali biscotti del Natale preparati per l’occasione dalla pasticceria San Giacomo di Fagagna, che si potranno gustare ascoltando i canti di Natale della Corâl Feagne in accompagnamento al rituale del nadalin.