Caso Regeni: gli investigatori italiani potranno esaminare i nastri della metro
Ad oltre due anni dalla morte di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello rapito, torturato ed assassinato al Cairo, la Magistratura egiziana ha finalmente acconsentito a fornire ai colleghi italiani le riprese delle videocamere di sorveglianza installate nella metropolitana della capitale araba.
Le immagini della stazione di Dokki, risalenti al 25 gennaio 2016, sono giudicate fondamentali per la risoluzione del caso, poiché si tratta degli ultimi fotogrammi in cui si vede Giulio ancora in vita.
A sbloccare la situazione è stata una telefonata tra Nabeel Sadek, Procuratore generale egiziano, e Giuseppe Pignatone, Procuratore capo di Roma, che indaga sulla morte del ragazzo. Durante il colloquio il giudice del Cairo ha invitato la Procura romana a inviare una delegazione nella capitale egiziana per presenziare alle operazioni di recupero delle videoregistrazioni, che avranno il via il 15 maggio e saranno effettuate da un tecnico terzo.
La squadra degli investigatori italiani sarà capeggiata dal sostituto Procuratore Sergio Colaiocco, che giungerà al Cairo con una equipe di tecnici.
Stando alla versione egiziana, le registrazioni erano state sovrascritte nei giorni seguenti alla scomparsa di Regeni: i tecnici di Roma, in grado di recuperarle, avevano invano richiesto di entrarne in possesso. Tanti, invece, i tentennamenti dall’Egitto, almeno fino a oggi: il procuratore Sadek ha rassicurato Pignatone sul fatto che una copia dei video sarà consegnata ai giudici italiani.
Entro la fine di giugno è infine previsto un incontro fra gli ufficiali italiani e gli omologhi egiziani: nell’occasione gli uomini della Procura romana chiederanno conto delle attività investigative, richieste con un’informativa dello scorso dicembre, e mai relazionate dal Cairo.