Friuli al centro del traffico di riciclaggio di denaro, continuano le indagini
L’ultima relazione del ministero dell’Interno parla chiaro: il Friuli-Venezia Giulia rappresenta uno snodo ideale per il riciclaggio di denaro. “I segnali relativi a interessi malavitosi non mancano” e soprattutto la “presenza di soggetti collegati a cosche calabresi che operano con ditte interessate al settore edile, estrattivo, dell’abbigliamento e del trasporto in conto terzi” si legge sulla relazione. Gli accertamenti sono iniziati dopo il blocco del cantiere per l’eliminazione del passaggio a livello di Santa Caterina, alle porte di Udine. Il risultato fu l’individuazione di una ditta, con sede a Verona, che però aveva dipendenti calabresi. Era stata la popolazione a segnalare l’incongruenza (un andirivieni di autocarri con targa crotonese). Un’altra indagine si è aperta dunque contemporaneamente a Reggio Calabria, portando a negozi gestiti dalla mafia. L’ipotesti degli investigatori è che da Milano uno dei boss abbia investito in Veneto, espandendosi poi in Friuli. Una ‘ndrina che sarebbe attiva dal 2008. Continuano dunque la indagini sulle attività criminose sul territorio, che stanno portando a risultati sempre più disparati, l’interdittiva antimafia della Prefettura di Trieste alla “Depositi costieri Trieste”, scattata il 29 dicembre, dopo che ad acquisire la storica società fu la “Life srl” di Napoli, amministrata da personaggi campani con precedenti per associazione a delinquere, lo conferma.