Melania Lunazzi presenta Viaggio tra le Alpi friulane dei pionieri
Il termine “pioniere” è entrato nell’uso comune per indicare chi comincia, chi apre una via agli altri. Nella nostra regione il momento di grande fermento e partecipazione, anche sociale, alla scoperta e frequentazione della montagna nasce e si svolge a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, quando viene fondata la Società Alpina Friulana a Tolmezzo (1874).
Con Melania Lunazzi, coautrice assieme a Caterina Ferri, Antonio Massarutto e Antonio Giusa di due agili volumi dedicati ai pionieri dell’alpinismo ristampati in questi ultimi mesi e autrice della riscoperta e valorizzazione di due figure originali e avventurose come Belsazar Hacquet e Napoleone Cozzi, faremo un viaggio nei primordi dell’alpinismo, ricordando personaggi dimenticati, salite intraprese da giovani esploratori, il clima storico, i primi rifugi e le guide alpine.
Un’occasione per conoscere la storia dell’esplorazione delle nostre montagne, le Alpi Friulane, suddivise in Dolomiti Friulane, Alpi Carniche e Alpi Giulie.
Da Hacquet a Paul Grohmann, da Hermann Findenegg a Giacomo di Brazzà, dalle avventurose Sorelle Grassi di Tolmezzo alla Squadra Volante di Napoleone Cozzi e compagni, passando per figure istituzionali come Giovanni Marinelli, il monumentale Julius Kugy, le guide della Val Raccolana e quelle della Carnia, la storia dei primi rifugi costruiti. In mezzo tante montagne: il Cogliàns, la Chianevate, il Cridola con le sue torri, il Campanile di Val Montanaia, il Sernio, il Montasio, il Canin, Il Jof Fuart, il Tricorno.
Parleremo dei viaggi di Belsazar Haquet botanico, medico, viaggiatore vissuto in epoca illuministica, autore del primo tentativo di salita al Grossglockner e di quello al Tricorno; e seguiremo Napoleone Cozzi, esplosivo personaggio della Società Alpina delle Giulie di Trieste originario del Friuli, autore di eccezionali taccuini di acquerelli: a lui la Lunazzi ha dedicato due libri e una mostra nel 2007, pubblicando tutti gli acquerelli ritrovati.
Un tuffo nel passato per viaggiare sui nostri monti con orgoglio e con la consapevolezza delle tante storie che quelle pietre silenziose possono ancora raccontare, anche guardandole con gli occhi di oggi.