Ambiente: le greggi sul Monte Sabotino riducono il rischio d’incendi
Da un lato ridurre il rischio di incendio boschivo e ripristinare la landa carsica attraverso l’introduzione di greggi, capre e pecore sulla parte più alta del monte Sabotino, dall’altro istituire un biotopo nella zona sommitale.
Sono le due iniziative che la Regione, attraverso l’Ispettorato forestale di Trieste e Gorizia, con l’associazione European wildlife management association (Ewima), ha presentato sul Monte Sabotino.
“Il Monte Sabotino è oggetto da parte dell’Amministrazione regionale di un intervento di messa in sicurezza e di conservazione di un habitat molto importante. È un’iniziativa significativa – ha affermato l’assessore regionale alle Risorse forestali, Stefano Zannier intervenuto alla presentazione che ha visto, tra i presenti, anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Gorizia, Francesco Del Sordi – che dà evidenza di come l’attività rurale possa essere una risposta alle esigenze di sicurezza del territorio e, nel contempo, mostra come il pascolo non sia incompatibile con il mantenimento della biodiversità ma, al contrario, contribuisca a mantenerla”.
Il pascolamento in funzione antincendio non prevede costi a carico della collettività e consiste nell’occupazione temporanea dei terreni, prevista dalla normativa regionale n. 8 del 1977, e nell’affido ad allevatori di un gregge di 40-50 pecore e alcune capre, a rotazione, in settori delimitati per alcuni mesi in primavera e in autunno.
Si tratta, come è stato illustrato anche da Alfredo Altobelli dell’ateneo triestino, di un progetto importante dal punto di vista ambientale, della conservazione della biodiversità e per la prevenzione degli incendi boschivi. Nel caso del Sabotino, inoltre, contribuisce alla conservazione delle praterie aride tipiche della zona comunemente indicate come landa carsica.
Zannier ha sottolineato come la necessità di utilizzare il territorio con metodi corretti può rappresentare una via per consentirne la valorizzazione e la tutela. “L’Amministrazione regionale – ha aggiunto – ha l’interesse a rendere fruibili e tutelate queste zone. Bisogna abbinare alle forme di tutela, come l’istituzione di un biotopo, quelle legate al loro utilizzo per riuscire ad avere una gestione ottimale del territorio”.
La prima iniziativa è già in atto dal 3 giugno scorso quando sono state portare le pecore sulla sommità grazie all’associazione Ewima e l’incontro odierno ha permesso di fare una prima valutazione con il dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Trieste con cui è nato il progetto.
La seconda iniziativa ha riguardato, invece, la procedura in itinere per l’istituzione nella zona sommitale di un biotopo, ovvero una forma di protezione del territorio su una superfice limitata, così come previsto dalla legge regionale 42/1996 sui parchi.