Grado, sul mistero del tritolo scomparso ora indaga la Procura
Sul misterioso caso dei 300 chili di tritolo spariti dal fondale di Grado ora interviene anche la Procura. Il bidone, contenente i panetti di esplosivo, sembra essersi volatilizzato nel nulla, a nulla, se non ad una vecchia àncora, hanno portato le scrupolose perlustrazioni. Nemmeno l’impiego degli specialisti dello Sdai (Servizio Difesa anti mezzi insidiosi) ha portato alcuna novità. Nulla da fare, l’esplosivo è scomparso e ora sale la preoccupazione per il pericolo potenziale.
E se questo esplosivo fosse finito nelle mani sbagliate? Il sospetto c’è ed è lecito, per questo motivo la Procura vuole fare chiarezza sull’accaduto. La dottoressa Valentina Bossi, facente funzioni di procuratore capo ha chiarito il motivo dell’azione: “La Procura vorrà approfondire. Non è una cosa da sottovalutare. Succede che vengano rinvenuti ordigni bellici in mare. In questo caso però siamo di fronte a 300 chili di tritolo potenzialmente pericolosi. Sarà eseguita una serie di verifiche»”.
Nulla viene dato per scontato quindi, le indagini dovranno chiarire l’accaduto. Ad oggi l’unica ipotesi formulata e sostenuta è quella dell’aggancio di un’imbarcazione per la pesca a strascico. Tecnica che comunque è severamente vietata in virtù dell’ordinanza emessa dalla Capitaneria di porto.