Bagni di Lusnizza: in difesa del Rio Zolfo
La Comunità di Bagni di Lusnizza e il Consorzio vicinale “Nachbarschaft Lussnitz” sperano che la giornata del 7 ottobre sarà decisiva per scongiurare definitivamente l’incubo di una devastazione permanente e irreparabile del Rio Zolfo.
Nel bel mezzo delle ferie estive, infatti, la Direzione ambiente ed energia della Regione Friuli-V. G. ha convocato la “Conferenza di Servizi decisoria” che, dopo vari rinvii, dovrà pronunciarsi in merito alla domanda di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un nuovo mini impianto idroelettrico ad acqua fluente sul corso d’acqua che scorre nei pressi di Bagni di Lusnizza, attraversando i Beni collettivi della Comunità (ora sotto minaccia di esproprio, nonostante le tutele previste dalla Legge statale 168/2017 e dal Codice dei Beni culturali) e la preziosa area delle Fonti e del Chiosco dell’acqua solforosa nonché degli Stabilimenti termali di epoca austroungarica.
L’opposizione netta del Consorzio vicinale “Nachbarschaft Lussnitz” è stata manifestata nel corso della pubblica assemblea convocata il 21 luglio e sulla stampa regionale.
Il 1° agosto, vi è stato anche un sopralluogo di “Legambiente” regionale, i cui dirigenti hanno visitato la zona minacciata, accompagnati dagli esponenti del Consorzio e del Coordinamento regionale della Proprietà collettiva. L’associazione ambientalista ha successivamente emesso un comunicato, che riproduciamo.
Il 16 settembre, l’acqua solforosa di Bagni è stata presentata all’altare e benedetta, durante la celebrazione eucaristica di ringraziamento per i Beni collettivi della regione, durante la Festa dei Beni comuni, organizzata dal Comune di Muzzana.
Il 1° agosto, è stato effettuato un sopralluogo dei responsabili di Legambiente e del Coordinamento regionale della proprietà collettiva con diversi membri del Consorzio vicinale di Bagni di Lusnizza sul Rio Zolfo, in Comune di Malborghetto).
Nel piccolo bacino, che non raggiunge i 5 kmq, è presente già una centralina di 97 Kw e, a breve, verrà valutato un progetto per una seconda centralina, a valle di quella esistente, per circa 32 Kw nominali, proposto dalla società privata Basso Zolfo s.r.l. Tutto questo in prossimità del centro abitato e del famoso Chiosco dell’acqua solforosa, che rende Bagni conosciuto a molte persone in tutta la regione. Non a caso il Rio Zolfo, infatti, deve il suo nome alla presenza di ben tre aree di sorgenti solforose, localizzate in destra orografica e poco a monte del rilascio della centrale esistente, le quali immettono il loro contributo in alveo.
Il Comune di Malborghetto, di converso, ha ottenuto già la concessione relativamente ad un’area di sorgente e richiesto l’ampliamento alle altre due aree limitrofe in quanto è interessato a valorizzare questa risorsa sotto il profilo turistico, memore del ruolo di Centro termale svolto da Bagni di Lusnizza in epoca austroungarica. Tutto ciò confligge con l’autorizzazione di una seconda centralina anche perché la portata dichiarata in progetto (che il Consorzio di Bagni ritiene fondatamente molto più piccola di quella dichiarata ed allo scopo si sta attivando per delle verifiche) non sarebbe, nel tempo, più tale per il venir meno in alveo del contributo dell’acqua solforosa. Tutto questo senza considerare i cambiamenti climatici in essere e il loro impatto sul regime idrologico.
Il progetto prevede che l’acqua turbinata dalla prima centralina e rilasciata nell’alveo del Rio Zolfo venga ripresa dopo circa 90 mt, intubata e rilasciata proprio a ridosso della pista ciclabile “Alpe Adria”, in prossimità del Fella. I ciclisti di passaggio (ma anche gli ospiti e gli abitanti stessi del paese) vedrebbero l’alveo per lo più in secca o solamente con un modesto rigagnolo.
Parte dei terreni interessati dall’opera di presa e dalla posa delle condotte forzate ed anche parte del terreno su cui si costruirà l’edificio centrale, sono proprietà del Consorzio Vicinale di Bagni di Lusnizza, Comunione familiare montana, riconosciuta dalla Regione e avente personalità giuridica di diritto privato.
Tutti i Beni del Consorzio sono caratterizzati dal vincolo di inalienabilità, inusucapibilità e indivisibilità, a garanzia della loro comproprietà intergenerazionale e quindi della loro conservazione, nonché sottoposti al vincolo di tutela paesaggistica. «È pensabile l’esproprio di questi terreni in siffatte condizioni ed in spregio ad un’area che presenta valenze ambientali-paesaggistiche e storico-culturali quasi uniche nel panorama regionale?», commentano i Consorti del Consorzio Vicinale di Bagni, i quali esprimono all’unanimità ed in modo inequivocabile il proprio motivato dissenso, assolutamente determinati a voler gestire e valorizzare correttamente in sinergia col Comune questo prezioso patrimonio, nel rispetto dello sviluppo sostenibile.
Oltre a ciò sarebbe paradossale che, mentre da un lato il Piano regionale di tutela delle acque prevede per i piccoli bacini con superficie imbrifera sottesa inferiore a 10 kmq divieto assoluto a realizzare tali impianti, dall’altro si consenta, per il bacino considerato con meno di metà della superficie sottesa prevista per legge, di poter accogliere ben due centraline. Questo solo perché il progetto ha una data di protocollo anteriore alla pubblicazione delle norme di Piano.
“Legambiente” valuterà molto attentamente i dati di progetto e farà opposizione a questa ulteriore proposta, che, se autorizzata, farà emergere un interesse privato rispetto a un interesse generale e della Comunità locale, interesse quest’ultimo sicuramente più ampio e prevalente, con peso specifico nettamente superiore per importanza degli interessi tutelati, che necessiterà quindi di essere scrupolosamente valutato e ponderato in sede di “Conferenza di Servizi”, così come previsto altresì dalla recente “Riforma Madia”.