Anche un “Pecorino friulano” tra i falsi made in Italy causati dal Ceta
Coldiretti Fvg e Comitato StopTtip/StopCeta: «Anche il “Pecorino friulano” tra i tarocchi. Il Parlamento non ratifichi il trattato di libero scambio con il Canada»
Nel primo anniversario dell’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio Ceta, e mentre il Canada festeggia con la produzione di 5,6 milioni di chili di Parmesan, il falso Parmigiano Reggiano, 4,5 milioni di ricotta locale, 1,9 milioni di chili di Provolone taroccato, ai quali si aggiungono addirittura 72 milioni di chili di mozzarella e addirittura 364mila chili di un non ben identificato “Pecorino friulano”, Coldiretti Fvg e il Comitato StopTTIP/StopCETA rilanciano in conferenza stampa nel Mercato Coperto di Udine la totale contrarietà a un provvedimento che di fatto contribuisce a diffondere il falso made in Italy.
La rinnovata mobilitazione, che in questi stessi giorni vede particolarmente impegnate le associazioni tedesche, serve anche a ricordare che, a un anno dall’entrata in vigore in via provvisoria del trattato di libero scambio con il Canada, non c’è ancora alcuna ratifica del Parlamento italiano.
In questa situazione, rileva Alessandro Muzina, presidente della Coldiretti Trieste, «la conseguenza è la brusca frenata nella crescita delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada, rimaste pressoché stagnanti nel primo semestre 2018 con un aumento in valore del 2,3% dopo il +28,7% dello stesso periodo dell’anno scorso. Un rallentamento della crescita delle esportazioni made in Italy che riguarda l’intero comparto dei formaggi e dei latticini che aumentano del 13% nel primo semestre del 2018 dopo essere cresciuti del 20% nello stesso periodo del 2017».
Solo alcuni dati che confermano il Ceta come «un provvedimento devastante per l’agricoltura italiana». Con danni specifici anche in Fvg «pure sulle Dop San Daniele e Montasio, visto che nel primo caso l’inserimento del prodotto tra quelli tutelati ha legalizzato il nome San Daniele anche per un salume prodotto in Canada, mentre il Montasio, unica nostra Dop nel formaggio, non è inserito nel Ceta e dunque non riceva alcuna tutela».
Non resta dunque che auspicare, insiste Muzina, che il Parlamento «non ratifichi il trattato, come comunicato pure dal vicepremier Di Maio all’assemblea nazionale di Coldiretti. Bene ha fatto la Regione a esprimersi contro il Ceta in Consiglio regionale, dopo che tre Comuni su quattro avevano già deliberato in tal senso».
A intervenire è anche Emilia Accomando, coordinatrice del Comitato StopTTIP/StopCETA di Udine: «Qualche settore avrà anche guadagnato dall’entrata in vigore del trattato, ma non certo l’agricoltura Fvg. Del resto, trattati come il Ceta portano attacchi pesanti a settori chiave della società: antibiotici e ormoni usati negli allevamenti, uso di sementi Ogm e di glifosato nella coltivazione del grano duro, mancato riconoscimento dei sindacati, dato che non sono stati adottati dal governo canadese tutti gli otto fondamentali protocolli dell’Organizzazione mondiale del lavoro, mancata tutela dei consumatori con la voluta assenza del principio di precauzione, mancanza di etichette con la tracciabilità dei prodotti previste in Europa. Vengono in pratica fatte a pezzi le tutele dei cittadini europei, altro che inutile allarmismo. Non si può dunque tralasciare il fatto che – prosegue Accomando –, questi trattati non si giocano solo su dazi e tariffe, ma incidono anche sulle leggi, le procedure e gli standard che proteggono la nostra salute, l’ambiente e il lavoro. Prevedono tra l’altro anche l’istituzione dei Tribunali speciali, una sorta di giustizia parallela, uno strumento nelle mani delle grandi imprese con sede legale in Canada, pronte a portare in giudizio gli Stati che mantengono attivo per i cittadini un insieme di regole e di tutele considerate come ostacoli al libero commercio da parte delle lobby. Con queste premesse, aggiungiamo il nostro appello al Parlamento italiano a non ratificare il Ceta, un accordo che compromette l’architettura normativa europea ed espone cittadini e consumatori a rischi che non si debbono assolutamente accettare».