Viticoltura: innovazione per affrontare le sfide del clima
I cambiamenti climatici e i loro effetti sulle produzioni vitivinicole sono stati al centro di un partecipato convegno che si è svolto oggi a Rauscedo, all’interno del programma di Radici del Vino, la rassegna con cui la capitale mondiale delle barbatelle celebra il mondo vinicolo. “La componente climatica ha dinamiche talmente complesse che per comprenderne appieno gli effetti è necessario interpretare con efficacia i modelli dei ricercatori, sapendo che ai produttori è richiesta la capacità di adattarsi costantemente in termini tecnologici”, è stato il commento dell’assessore alle Risorse agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier. Secondo Zannier “in ogni caso, i produttori sono già alle prese con una sfida più cogente, ovvero quella del mercato che richiede capacità di internazionalizzazione e investimenti costanti in innovazione per poter continuare a competere con i produttori di tutto il mondo”. La prospettiva climatica è stata approfondita nell’intervento del noto meteorologo Luca Mercalli che ha delineato, senza remore, uno scenario preoccupante che abbraccia i prossimi decenni fino alla fine del secolo e che prospetta un ulteriore innalzamento delle temperature di 5 gradi; scenario che avrebbe un effetto immediato sulla viticoltura, con uno spostamento verso Nord delle fasce di produzione viticola, che in Europa arriverebbero ad abbracciare l’Inghilterra e la Scandinavia. L’accordo internazionale di Parigi, siglato nel 2015, consente di contenere l’aumento delle temperature a un massimo di 2 gradi “a patto però – ha sottolineato Mercalli – che gli interventi di mitigazione delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale vengano attivati subito perché non c’è più tempo”. Nello scenario designato da Mercalli la pianura padana, complice l’andamento delle piogge e i prolungati periodi di siccità, potrebbe fra 70 anni avere lo stesso clima del Pakistan di oggi, con una temperatura media di tutto il bacino del Mediterraneo innalzata di 8 gradi ed effetti visibili già a partire dal 2040. Il confronto è proseguito tra esperti tecnici e commerciali, tra cui Diego Tomasi, direttore del Centro di ricerca della viticoltura di Conegliano, Fabio Piccoli, giornalista e anima del blog Wine Meridian, Luca Sartori della Casa Vinicola Sartori di Verona, moderati dal giornalista del Corriere della Sera, Isidoro Trovato. Dai cambiamenti climatici, la riflessione si è spostata sul mercato digitale e sulle abitudini commerciali delle nuove generazioni alle quali anche il mondo enologico deve inevitabilmente adeguarsi coniugando l’identità delle produzioni tradizionali con le esigenze di innovazione.