Spaccio a Udine, un video svela Borgo Stazione
Il filmato è stato realizzato in sole 5 ore passeggiando per le strade di via Roma e viale Europa Unita. Diversi gli episodi raccolti con l’unico scopo di sensibilizzare la cittadinanza e rendere visibile e tangibile all’opinione pubblica l’attività illecita che da anni aleggia intorno al quartiere. Si tratta di un documento crudo, asciutto, realizzato a poche settimane dal decesso di una studentessa 16enne morta per overdose nei bagni della stazione dei treni e a qualche giorno dall’avvio del servizio di vigilanza supplementare avviato dal sindaco Fontanini
Vendita di stupefacenti alla luce del sole in Borgo Stazione. Il reportage video, curato dal giornalista Giancarlo Virgilio, è nato sotto la spinta apolitica e propulsiva di alcuni commercianti e residenti del quartiere che hanno chiesto al videoreporter e ai suoi collaboratori di poter rendere visibile ciò che solitamente gli udinesi sono abituati a leggere esclusivamente a parole, sui giornali o in rete.
La motivazione
Quello che una volta veniva definito il Quartiere delle magnolie, porta d’ingresso della città per migliaia di studenti, pendolari e turisti che giornalmente giungono a Udine utilizzando i treni o le corriere, da anni è al centro di numerosi episodi legati allo spaccio, alle risse e alla prostituzione. Già dal 2008, con la prima giunta Honsell, il quartiere finì al centro di una particolare attività di controllo che via via è poi andata ad intensificarsi anche con alcuni provvedimenti adottati dalla nuova giunta Fontanini. In dieci anni, nonostante il lodevole ed encomiabile sforzo messo in campo da Comune, Questura, Polizia Locale, Carabinieri e Prefettura (attraverso diverse misure di contrasto e di prevenzione quali videosorveglianza, vigili di quartiere, vigilantes, sigilli e stretta sugli orari), lo spaccio al pubblico è ancora lì, in un’area di 100 metri quadri che parte dal giardino pubblico Giovanni Pascoli e arriva vicino ai binari che fiancheggiano viale Europa Unita.
Il reportage
Il mini documentario è stato realizzato a poche settimane dalla morte di Alice Bros, la studentessa 16enne deceduta per overdose all’interno dei bagni pubblici della stazione mercoledì pomeriggio 3 ottobre. Le immagini, catturate con microcamera e teleobiettivo, hanno richiesto inaspettatamente 5 sole ore di lavoro (di 5 giorni differenti) – a dispetto di quanto ipotizzato inizialmente dalla troupe – e l’utilizzo di tre differenti finti acquirenti, sempre monitorati da un partner a distanza.
Ecco la situazione emersa dal nostro monitoraggio:
L’offerta
Coca, hashish, eroina, eroina gialla. Se escludiamo la marijuana, in Borgo Stazione è possibile trovare quasi tutto. Certamente l’offerta delle dosi a disposizione dipende dai giorni di arrivo, impacchettamento e smistamento, ma ogni giorno il mercato è aperto, specialmente nelle ore diurne, ovvero poco dopo la fine delle lezioni o durante le pause pasto.
Il tentativo
L’abbordaggio del pusher generalmente inizia qualche metro prima che avvenga l’incontro vero e proprio; inizia con uno sguardo e pochi secondi dopo si concretizza con un saluto e una domanda (“Ciao, come stai?”; “tutto bene?”; “hai una sigaretta?”). Un approccio quasi confidenziale finalizzato ad arrivare in breve tempo all’obiettivo (“Serve qualcosa?”) e agevolato se il pedone cammina con passo lento. Va detto che in alcuni momenti abbiamo necessariamente finto interesse durante i colloqui con gli spacciatori, ma a onor del vero siamo stati quasi sempre avvicinati – più di una decina di volte – senza ricorrere a stratagemmi.
Le sentinelle
Certo non siamo nella Scampia di Gomorra, ma abbiamo osservato che anche Borgo Stazione ha un sistema di “sentinelle e pusher” ben visibile. Gli spacciatori – spesso giovanissimi – sono circa una ventina, camminano in lungo e largo per le strade del quartiere, si scambiano dosi per il rifornimento e osservano sempre tutto, anche quando sembra che stiano al cellulare. E, a proposito di smartphone, in alcune scene tagliate uno spacciatore ha provato persino a darci il suo numero di telefono nel caso avessimo voluto rifornirci a domicilio. Chi ci sia dietro tutta questa attività illegale di certo non lo sappiamo, ma è evidente che qualche “pesce grosso” rifornisce la piazza con puntualità.