Ritorno a casa: Casarsa ricorda gli anni della grande guerra
RITORNO A CASA: CASARSA RICORDA
CON UNA MOSTRA GLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA
E IL 1919 CON IL DIFFICILE RITORNO ALLA NORMALITÀ
Inaugurazione il 2 febbraio seguendo il filo
dei ricordi del diario del soldato Francesco Isola
In mostra cimeli rari e inediti, come anche la gomena
dei dirigibili che stazionarono durante il conflitto
e la documentazione del voto del 1917 della comunità di San Giovanni
L’assessore Cristante: “Partendo dal punto di vista del ritorno a casa,
con questa esposizione tracceremo un bilancio
dell’impatto del Primo conflitto mondiale su Casarsa”
Il 2 febbraio del 1919, a tre mesi dalla fine della Grande guerra, il soldato Francesco Isola riuscì finalmente a raggiungere, dopo la prigionia in Germania, la sua casa a Spilimbergo. Nel farlo, passò per Casarsa della Delizia che, essendo snodo ferroviario strategico con la linea da Venezia a Udine e quella che portava verso Pinzano al Tagliamento, divenne centro nevralgico per i reduci che volevano tornare dalle loro famiglie. Isola narra il suo passaggio per Casarsa in un diario dall’importante valore storico (è conservato all’Archivio Diaristico Nazionale ed è stato ristampato da Aviani editore) e che funge da spunto per la mostra “Ritorno a casa”, la quale si svolgerà a Casarsa a palazzo De Lorenzi-Brinis, edificio a ridosso della stazione ferroviaria con inaugurazione sabato 2 febbraio alle 11, a cento anni esatti dal transito di Isola, per poi concludersi il 24 febbraio.
In esposizione cimeli rari e inediti (tra questi una gomena che serviva a tenere ancorati i dirigibili che stazionavano nell’aeroporto militare poi intitolato all’asso dell’aviazione Francesco Baracca), i quali testimoniano il periodo bellico nel territorio casarsese e la successiva smobilitazione. A impreziosire ulteriormente la mostra l’eccezionale documentazione originale, esposta per la prima volta, del voto fatto al Divino Cuore di Gesù dalla comunità di San Giovanni di Casarsa il 29 ottobre 1917 con l’approssimarsi delle truppe austro-ungariche, grazie alla gentile concessione dell’Archivio della Diocesi di Concordia Pordenone. Il borgo non subì danni rilevanti (nonostante il passaggio sopra di esso di duemila granate, come ricordato dal parroco di allora monsignor Giacomo Jop) e la comunità mantenne la promessa intronizzando il Divino Cuore di Gesù nelle famiglie nel 1920 e dedicandogli l’altare maggiore del duomo nel 1928.
A organizzare la mostra l’Assessorato alla cultura della Città di Casarsa della Delizia, che ha potuto contare sul coordinamento e consulenza storica del dottor Marco Pascoli del Museo della Grande guerra di Ragogna, dei documenti e reperti provenienti da preziose collezioni private e sull’adesione al progetto delle associazioni combattentistiche del Comune per l’apertura della mostra nei fine settimana (il sabato dalle 15 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18). La mostra gode del patrocinio della Fondazione FS Italiane, il sostegno di Itas assicurazioni, Antiquariato e restauro Cimò e orologeria Loris Mior.
“Nel mese di novembre 2018 si sono svolte le celebrazioni per il centenario dalla conclusione del primo conflitto mondiale – dichiara l’assessore alla cultura Fabio Cristante – ma i dolori non finirono. Con il ristabilirsi della pace rimase comunque, nell’immediato dopoguerra, una profonda ferita in tutte le comunità per i numerosi caduti e le ingenti distruzioni. Gli studi e le ricerche storiche più recenti, sostenute dall’Amministrazione Comunale, hanno testimoniato che Casarsa della Delizia fu, dal 1915 al 1918, un snodo ferroviario strategico e i nostri binari che avevano visto transitare gli eserciti diretti sui diversi fronti, dato che il territorio friulano fu attraversato due volte dalle battaglie dopo Caporetto e Vittorio Veneto, videro anche per molti mesi dopo il novembre del 1918, e in qualche caso anni, il ritorno a casa dei militari. Un rientro mesto, con la gioia della vittoria segnata dal dolore e dalla morte”.
Da qui l’idea per la mostra che darà spazio anche alle memorie del nemico, visto che smobilitarono da Casarsa anche gli austro-ungarici arrivati qui in seguito alla battaglia di Caporetto, come pure ai razionamenti, alla situazione di vedove e orfani e in generale alle trasformazioni, sociali e urbanistiche, che la cittadina subì durante e dopo il conflitto. E ancora la costruzione della polveriera e l’aeroporto con i cantieri per i citati dirigibili, oltre a episodi poco noti al grande pubblico come l’unico fante americano caduto in combattimento nella zona e la visita dell’ultimo imperatore d’Austria Carlo I d’Asburgo che soggiornò a Casarsa nel 1917 all’albergo Leon d’Oro. “ E palazzo De Lorenzi-Brinis – conclude Cristante -, singolare edificio in mattoni con caratteristica torre, è proprio prospiciente la stazione ferroviaria di Casarsa nonché attiguo all’albergo Leon d’Oro. La sede della mostra è stata scelta proprio per questa valenza storica visto che il palazzo è tra i pochi superstiti di quel contesto, che Isola e gli altri reduci videro nel loro viaggio verso casa”.
Previsto anche un evento collaterale: la presentazione, sempre nella sede della mostra, del libro “In guerra e prigionia” di Aviani editore, che riprende il citato diario di Isola, sabato 23 febbraio alle 11.