Zaninello al Mulino Cocconi, mostra prorogata
È stata battezzata “Domeniche d’inverno al museo in Friuli Venezia Giulia”: è l’iniziativa promossa dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con l’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale e con le due Camere di Commercio regionali, che ha aperto gratuitamente i musei a residenti e turisti tutte le domeniche fino alla fine di febbraio. Tra i musei coinvolti c’è anche il Mulino Cocconi con il museo dell’arte molitoria, che ospita attualmente la mostra fotografica Paesaggi e ritratti di Martina Zaninello. A grande richiesta si è decisa una proroga: museo e mostra saranno visitabili fino al 10 marzo, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
ll Mulino Cocconi, localizzato al centro del nucleo abitato di Borgo Molino ad Ospedaletto, ha origini antichissime, anche se l’attuale struttura risale all’inizio dell’Ottocento. Già nel 1431 funzionava in questa stessa località un “molino con sega” di proprietà di Martino De Brugnis (se ne contavano altri otto nella zona, alimentati dalla Roggia Plovia proveniente dal Tagliamento). Documenti d’archivio attestano che all’inizio del XIX secolo la famiglia Cocconi divenne proprietaria dell’edificio. Il piano terra è ora sede del museo dell’arte molitoria, in cui viene conservato un interessante campionario di oggetti e strumenti utilizzati per la macinazione, tra cui due macchine molitorie, a palmenti e a cilindri, ancora in ottime condizioni.
Martina Zaninello, nata a Udine nel 1972, vive a Gemona del Friuli. Fa parte del Gruppo Fotografico Gemonese dove riveste il ruolo di consigliere. I suoi scatti sono visibili sulla pagina Facebook “Martina e la Fotografia”. «Amo descrivere ciò che mi circonda, afferrandone l’emozione che suscita, dal grande respiro di un paesaggio alla gentile delicatezza di un fiore, dalla quotidianità che mi circonda all’intimità di uno sguardo, di un momento di vita. Da un po’ mi dedico principalmente alla ritrattistica. Mi piace cogliere l’anima delle persone, coinvolgendole in un gioco di ricerca, di trasformazione, in una sorta di complicità tra me e coloro che vogliono raccontarsi attraverso i miei scatti».