Report sul credito all’artigianato, sempre meno prestiti in Fvg alle piccole imprese
-3,3% A FINE 2018 RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE
TILATTI: “LE RIGIDITA’ DEL SISTEMA FRENANO GLI INVESTIMENTI, COSTRINGONO GLI ARTIGIANI AD INTACCARE I PROPRI RISPARMI O A CERCARE RIFUGIO IN ONEROSI PRESTITI AL CONSUMO”.
Una lenta ma costante contrazione ha interessato i prestiti bancari alle piccole imprese nell’ultimo quinquennio, segnando l’ennesimo passo indietro a settembre 2018, quando si è registrato un calo dei prestiti, rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente, di ben il -3,3%. I numeri – messi in fila dall’Ufficio studi di Confartigianato-Imprese Udine in un report dedicato al credito sull’artigianato – paiono indicare che la contrazione dei prestiti è stata determinata più dal forte calo del numero delle aziende che hanno fatto richiesta di finanziamento, piuttosto che dalla minor percentuale di pratiche accolte dalle banche (dal 7% di pratiche rifiutate nel 2013 si è passati infatti al 2% di quest’anno).
Confronto tra la ripartizione % dei prestiti bancari e del numero di imprese, per dimensione e tipo d’impresa
Fonte: Ufficio Studi Confartigianato-Imprese Udine su dati Banca d’Italia-Artigiancassa (30/06/2018) e Unioncamere-Infocamere (31/12/2018).
Su 15 miliardi di prestiti attivi a settembre 2018, concessi alle imprese private non finanziarie del Friuli Venezia Giulia, appena il 22% è andato alle aziende di minori dimensioni – il 6% a quelle artigiane, il 16% alle piccole non artigiane -, lasciando la fetta più consistente delle risorse, pari al 78%, alle medio-grandi. La spartizione contrasta fortemente con la distribuzione dimensionale delle imprese attive in regione: il 98% sono come detto piccole e piccolissime realtà, il restante 2% imprese con più di 20 dipendenti. Poche, ma maggiormente finanziate. A settembre scorso, il totale delle imprese (trainato dalle big) metteva a segno un +1% “contro” il -3,3% a livello tendenziale delle piccole che a livello territoriale “incassavano” così si “dividevano il credito: 28% del totale alla provincia di Gorizia, seguita da Udine (23%), Pordenone (22%) e, staccato, il contesto fortemente urbano di Trieste (14%, la metà rispetto a Gorizia).
In provincia di Udine, l’ultima indagine sulla congiuntura dell’artigianato realizzata dall’Ufficio studi consente di apprezzare con chiarezza la parabola vissuta nell’ultimo quinquennio dai prestiti bancari alle piccole imprese. Se a inizio 2013 erano infatti 26 gli artigiani che (fatte 100 le imprese intervistate) avanzavano richieste di finanziamento, a inizio 2019 sono scesi a 16. Ben 10 in meno.
Percentuale di imprese artigiane che hanno chiesto – e a cui è stato concesso – un fido/finanziamento, provincia di Udine, gennaio 2013-gennaio 2019
Fonte: Ufficio Studi Confartigianato-Imprese Udine, XXVI indagine congiunturale
Cosa dicono questi numeri? Che gli artigiani sono meno propensi all’indebitamento per libera scelta? O piuttosto che decidono di intraprendere altre strade alla luce di un asfissiante sistema di vincoli? Più che a un volontario calo della domanda, la contrazione dei prestiti concessi alle piccole imprese sembrerebbe in prima analisi riconducibile all’insieme di stringenti regole che scoraggiano le micro imprese a chiedere credito, spingendole a orientarsi verso strumenti di finanziamento alternativi. Dal ricorso al patrimonio personale alla “spending review” interna o ancora a finanziamenti al consumo, spesso costosi e poco idonei al mantenimento di un corretto ciclo finanziario aziendale. “Il rischio è che si blocchino gli investimenti, fondamentali per la competitività delle aziende e che quel blocco sia impresso non già dal vecchio, caro bancario di “fiducia”, capace di valutare l’impresa sulla base della sua conoscenza e affidabilità, ma da algoritmi che rigettano richieste di credito alla luce di freddi numeri” afferma il presidente di Confartigianato -Imprese Udine, Graziano Tilatti, secondo il quale urge un ripensamento del rapporto tra banche e piccole imprese. “Ci vuole un maggiore impegno degli istituti di credito, compresi quelli del territorio che però hanno già fatto molto, per venire incontro alle necessità delle piccole e piccolissime imprese che sempre più spesso, come dimostrano i numeri del rapporto, vengono tagliate fuori dall’accesso ai finanziamenti. La causa? Gli algoritmi utilizzati per valutare la solvibilità del debito. I meccanismi di valutazione non possono essere gli stessi per le imprese artigiane e per le grandi aziende. Quando l’algoritmo veniva scritto in Europa, l’Italia è stata forse disattenta, dimentica – afferma ancora il Presidente Tilatti – che il nostro sistema economico non è come quello tedesco. Qui la platea è fatta soprattutto di piccole imprese. Alle banche chiediamo quindi uno sforzo affinché nella concessione del credito considerino questa specificità, viceversa a farne le spese saranno sì le aziende – conclude il leader degli artigiani friulani – ma anche gli istituti di credito, che alla raccolta devono far seguire gli impieghi con cui poi fanno conto economico”.