Si è aperta ufficialmente la stagione degli orti urbani udinesi
Nei giorni scorsi ha preso il via l’ormai tradizionale appuntamento della riapertura dell’orto botanico di via Bariglaria, fiore all’occhiello del progetto “L’Orto e la Luna” del Comune di Udine.
Nonostante l’esperienza udinese abbia festeggiato i dieci anni di vita non cala l’interesse, che avvolge il progetto degli orti, per l’esperienza degli orti cittadini.
Anzi, il numeroso pubblico testimonia e offre una nuova possibile chiave di lettura alle istanze proposte recentemente dal Fridays For Future Udine.
Infatti, tra le proposte emerse nelle varie manifestazioni dei venerdì in piazza Libertà per fronteggiare lo stato di emergenza climatico, gli orti urbani rappresentano una possibile risposta alla necessità di dotazione di maggiori superfici drenanti e verdi.
E gli orti urbani cittadini rappresentano un’esperienza per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini a mettere “radici” nella città contemporanea con azioni personali e collettive per un consumo consapevole e per la formazione di una cultura e di una coscienza ambientale. Orti come nuovi spazi pubblici, come nuove opportunità di rigenerazione urbana, a cui possono partecipare quattro categorie di utenti: anziani, famiglie, scuole e associazioni. È questa la “specialità” udinese. Il tutto secondo le tradizioni identitarie e culturali dei nostri territori. Perché anche a Udine, grazie alle ricerche dell’Archivio di Stato, si è evidenziato che gli orti dei secoli passati univano alle aree ornamentali quelle dedicate alla coltivazione di herbaggi e di alberi da frutto, che a volte potevano comprendere anche un boschetto, magari un piccolo orto botanico oppure un’aiuola di erbe aromatiche o anche di piante medicinali, oltre che un terreno dedicato alla vigna.
È questa la lezione che arriva dalle esperienze degli orti udinesi. Perché dietro il movimento degli orti urbani non c’è soltanto il desiderio, pienamente condivisibile, di risolvere attraverso l’auto-produzione a filiera corta il problema dell’approvvigionamento. C’è un retroterra più profondo, che chiama in causa i valori delle comunità locali nella tarda modernità. Per dirla con una battuta, il fine non è produrre il pomodoro più grande, ma creare percorsi di cittadinanza, di aggregazione, in cui il rapporto con la “terra” diventa l’occasione per “fare comunità”.
Come ha evidenziato l’architetto Bruno Grizzaffi, responsabile dell’Agenda 21 del Comune di Udine, le persone coinvolte nel progetto sono molte di più di quelle assegnatarie dei lotti. Ecco perché gli orti urbani udinesi stanno vivendo una nuova stagione e anche quest’anno assisteremo ad un arricchimento della qualità e quantità dei numerosi momenti culturali che si svilupperanno attorno al tema degli orti in città.