A tu per tu con Graziano Tilatti, Presidente Confartigianato Udine
Persi oltre 6 mila posti di lavoro in 10 anni
In un contesto economico non facile in cui i cambiamenti latitano e le richieste di agevolazioni crescono, le nostre imprese devono fare i conti con la dura realtà quotidiana. Servono fiducia e certezza amministrativa. Abbiamo chiesto un parere al Presidente di Confartigianato Udine, Graziano Tilatti.
Presidente, come stanno le nostre imprese? “Esistono dei settori, come ad esempio l’edilizia, in cui ci sarebbe richiesta, ma manca la disponibilità di manodopera qualificata a cui un tempo eravamo abituati. Noi avevamo sempre vinto le sfide proprio grazie alla professionalità delle nostre risorse umane. Purtroppo dobbiamo constatare che non c’è più manodopera autoctona”.
E quindi? “Bisogna ricorrere alla manodopera dall’Est che non possiede di certo la competenza della nostra; anche in altri comparti, come il manifatturiero – e penso a figure quali tornatori, fresatori, professionisti dotati anche di competenze digitali necessarie per il controllo numerico – ci troviamo in difficoltà. Manca il ricambio generazionale, in generale, sul fronte degli antichi mestieri: falegnami, idraulici, elettricisti…”.
Che cos’è mancato secondo lei?
“E’ mancata tutta la formazione di secondo livello rivolta a queste figure. I giovani non partecipano, se non, al settore della meccanica che è legata ai torni e al controllo numerico”.
Che fare? “La qualità dei prodotti derivava da questa grande capacità manuale e organizzativa delle nostre maestranze. Oggi si deve ricalibrare la cultura del lavoro manuale e del lavoro non in giacca e cravatta. L’offerta formativa c’è, ma va rivisto l’orientamento alla formazione”.
Presidente, le nostre aziende artigiane stanno assumendo sì o no? “Solo in funzione delle commesse, quindi delle necessità. Gli ordinativi non si sviluppano in maniera costante, per cui i contratti sono a tempo determinato. Il decreto Dignità di fatto ha limitato il lavoro a tempo determinato creando situazioni di danno. L’obiettivo del decreto era la stabilizzazione, nei fatti non l’ha raggiunto, anzi”.
Cosa pensa in merito alla Flat Tax? “Sta creando situazioni di concorrenza sleale. Se fosse accompagnata da un periodo in cui c’è un inserimento costante e crescente, avrebbe un significato, ma oggi sta avendo solo un effetto contrario agli obiettivi”.
Com’è cambiato il volto dell’artigianato friulano? “In 10 anni, dal 2008 al 2018, il numero complessivo di imprese artigiane attive è calato del 9,5% su base regionale e dell’8,6% in provincia di Udine. In termini assoluti ciò equivale a quasi 3mila aziende in meno in FVG e oltre 1.300 nella nostra provincia. Questa variazione, pur considerevole, nasconde trasformazioni ancora più profonde. Anche tenendo conto del fatto che i criteri di classificazione, rispetto a dieci anni fa, sono leggermente cambiati, è significativa la contrazione dei trasporti, delle manifatture e del comparto delle costruzioni. Si tratta di riduzioni eclatanti, solo in parte compensati dalla crescita dei servizi, trasporti esclusi: un chiaro segnale che la ‘terziarizzazione’ dell’economia si sta manifestando anche nel comparto artigiano”.
A quanto ammontano i posti di lavoro persi? “La perdita di posti di lavoro nelle imprese artigiane tra il 2008 e il 2018 si può stimare nella misura del 9,5% a livello regionale e dell’8,6% a livello provinciale corrispondenti – rispettivamente – a circa 6.600 e 2.950 unità”.
Focalizzandoci sulla provincia di Udine che cosa si può rilevare? “Il crollo demografico delle imprese artigiane del settore dei trasporti appare particolarmente impressionante, anche se confrontato con il parallelo calo delle manifatture e delle costruzioni; e anche su questo orizzonte temporale si conferma la contestuale espansione delle attività di servizio”.
Da cosa dipendono saldi così negativi?
“In generale da saldi costantemente negativi tra la natalità e la mortalità d’impresa, anche se negli ultimi anni la dimensione assoluta di queste progressive perdite demografiche si sta assottigliando. Si consideri ad esempio, sempre in provincia di Udine, quanto accaduto negli ultimi 5 anni. Nel 2013 a fronte di 922 iscrizioni all’Albo artigiano provinciale si sono contate 1.109 cancellazioni con un saldo negativo di 187 unità; lo scorso anno il saldo è rimasto negativo (-52 imprese), ma con una dimensione nettamente più contenuta, dovuta a una contrazione della natalità (-7,5%) molto più contenuta di quella della mortalità (-18,4%). Una dinamica, questa, che trova conferma anche nel 2017 il cui saldo negativo (-66) è poco più di un terzo di quello registrato nel 2013. In dettaglio nel corso del 2018 sono state iscritte all’Albo artigiano della provincia di Udine 853 imprese a fronte di 905 cancellazioni (da cui il saldo negativo di 52 unità), mentre a livello regionale le iscrizioni sono state 1.775 e le cancellazioni 2.009 (con un saldo negativo di 234 unità)”.
Insomma, la ripresa è ancora lontana? “Ci vorrebbe la ripresa attraverso una seria politica industriale, energetica e fiscale ma su tutto questo regna l’instabilità politica. Se si continuerà sulla strada di tassare chi produce ricchezza, perseverando a martoriare chi la produce, la situazione non migliorerà. Oggi, dopo 10 anni di difficoltà, bisognerebbe aprire una vera stagione di sviluppo e crescita, due assi portanti che vanno favoriti ristabilendo un clima di fiducia, dando certezza anche sotto il profilo amministrativo e stanziando incentivi di carattere fiscale e finanziamenti ad hoc. Quindi, servono urgentemente fiducia e certezza amministrativa. Purtroppo il sistema burocratico ancora non guarda allo sviluppo del Paese, non guarda a diventare guida del percorso di crescita, ma mira solo all’autoconservazione”.
E sulla riduzione dell’Irap? “Non so perché non si faccia: ridurre Irap e controllare le spese. In contemporanea alla riduzione Irap, si può abbassare le aliquote nelle imposte dirette e indirette per realizzare un’efficace lotta all’evasione. Ogni giorno leggiamo di Comuni che sforano la spesa pubblica; in tal senso servirebbero più controlli preventivi anche in ottica di risparmio e anticorruzione.
Senta, i costi dell’energia sono fra i più alti in Europa: quali vantaggi potrebbero avere le nostre aziende dall’abbassamento di questi costi? “Noi abbiamo un costo energetico che è il 33 per cento in più rispetto alla media europea. Anche su questo versante si sconta l’inefficienza infrastrutturale e politica. Adottando una politica energetica seria e lungimirante, il costo vero diventerebbe il 30 per cento di ciò che viene rappresentato in bolletta, il resto sono oneri di sistema, accise, tasse che vengono scaricate sulla bolletta”.
Economia digitale: sarebbe ora di colmare il gap tecnologico, in modo da rendere più produttive le nostre aziende, visto che andiamo ancora nel 70 per cento con la tecnologia in rame? La Romania ha già superato il gigabyte di velocità rispetto a noi…
“Le infrastrutture vanno assolutamente realizzate: si tratta di occasioni di lavoro. Serve una programmazione seria, oltre ad una legislazione sburocratizzata. In questa Regione abbiamo opere prefinanziate per 1 miliardo, ma non abbiamo progetti e non abbiamo autorizzazioni”.
Si parla tanto di accesso al credito: le piccole imprese scontano il fatto di non essere patrimonializzate e questo, ai sensi della Basilea 3, non permette l’accesso al credito. Che cosa pensa si dovrebbe fare a livello europeo per dare la possibilità a queste aziende di avere l’accesso? “Assieme ai soggetti pubblici ci stiamo attrezzando per ripristinare un percorso per le piccole aziende, che non sono patrimonializzate, al fine di fare ottenere loro finanziamenti per progetti sostenibili. Fra 5-6 anni si tornerà a creare un percorso virtuoso”.
E il ruolo della Regione in tutto questo? “La Regione sta mettendo a punto la macchina dei finanziamenti per la piccola impresa. Sta affinando il meccanismo e sta aggiungendo credito di imposta sui piccoli investimenti (che creano un effetto moltiplicatore). La Regione dovrebbe favorire le azioni di recupero con aiuti nel credito a lungo termine, a tasso agevolato, o la rigenerazione dei piccoli opifici, dei piccoli capannoni, dei luoghi ricettivi. Alcune azioni sono già deliberate nel bilancio 2018, adesso si tratta di mandarle a regime con i regolamenti. Devo riconoscere che la Regione, sotto questo profilo, in modo intelligente, pur nella dialettica politica, ha sempre mantenuto le migliori pratiche adottate dalle precedenti amministrazioni”.
Scritto da Irene Giurovich