Gemona del Friuli nuova tappa del cammino di Sant’Antonio: obiettivo per il 2021, ottavo centenario del viaggio del santo Posta in arrivo x
Ampliare il cammino di Sant’Antonio – attualmente compreso fra Camposampiero (Pd) e il santuario aretino di La Verna – dal Friuli fino alla Sicilia e renderlo operativo entro il 2021, per l’ottavo centenario del viaggio che nel 1221 Antonio compì dalla Sicilia fino ad Assisi e la Romagna. Al progetto, nato dall’Associazione il Cammino di Sant’Antonio e sostenuto dalla Pontificia basilica del Santo di Padova e dal Centro Studi Antoniani di Padova, partecipa anche il Comune di Gemona del Friuli che, attraverso la collaborazione con il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale (Dium) e l’Osservatorio turismo e territorio dell’Università di Udine, ha lanciato la proposta di estensione del cammino fino a comprendere la cittadina pedemontana friulana, dove è presente uno dei più antichi santuari dedicati al santo patavino.
A questi temi è dedicata la giornata “Sulle orme del Santo. Il cammino di Sant’Antonio tra Italia ed Europa” di lunedì 3 giugno nel Santuario di Sant’Antonio di Gemona del Friuli (piazza S. Antonio da Padova, 4). In programma un convegno storico (inizio lavori ore 10) per indagare le basi storiche della presenza antoniana e dei frati Minori in Friuli e illustrare i lineamenti della rete stradale tardomedioevale di raccordo tra il Friuli e il Veneto, e, nel pomeriggio, un workshop (inizio lavori ore 15) nel quale si definiranno le caratteristiche del percorso del Cammino di Sant’Antonio tra Gemona e Camposampiero/Padova. Vi parteciperanno gli enti promotori dell’iniziativa: Università di Udine, Comune di Gemona del Friuli, Promo Turismo FVG, Associazione Cammino di S. Antonio, con i rappresentanti delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, delle province di Padova e Treviso, dei comuni friulani della fascia pedemonatana udinese e pordenonese, nonché dei comuni veneti interessati dal tracciato. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero a aperti a tutti gli interessati.
Il convegno storico “Conoscere il passato per progettare il futuro” si aprirà alle 10 con i saluti istituzionali. Alle 10.15 introdurrà e presiederà i lavori Luciano Bertazzo, del Centro studi antoniani di Padova. Interverranno quindi: Antonio Rigon, dell’Università di Padova, su “Antonio: da Lisbona a Padova, un itinerario di vita”; Riccardo Cecovini, dell’Università di Trieste, su “Viaggiare nel tardo medioevo. Strade e collegamenti tra il Friuli e il Veneto”; Andrea Tilatti, dell’Università di Udine, su “Fra strada e città: i Frati Minori a Gemona e in Friuli nel Diecento”. Nel pomeriggio dalle 15 il workshop “Progettazione partecipata per il cammino di Sant’Antonio tra veneto e Friuli Venezia Giulia” sarà coordinato da: Comune di Gemona del Friuli, Università di Udine, Promo Turismo FVG, Centro Studi Antoniani, Associazione Il Cammino di Sant’Antonio. La giornata si concluderà con un brindisi e degustazione di prodotti tipici locali.
«L’idea – spiega Andrea Tilatti, docente di storia medievale del Dium e coordinatore scientifico dell’iniziativa – è di estendere il cammino di Sant’Antonio da Capo Milazzo in Sicilia, luogo dove si pensa sia sbarcato Antonio da Lisbona, nel 1221, reduce da un tentativo missionario in Marocco, passando per la Calabria, la Campania, il Lazio, l’Umbria, fino a Padova e da lì fino a Gemona del Friuli. Con questo obiettivo, l’Associazione il Cammino di Sant’Antonio ha avviato una serie di contatti che hanno posto le basi per la definizione del tracciato da Capo Milazzo fino al congiungimento con La Verna, mentre il Comune di Gemona ha lanciato la proposta di estensione fino a comprendere la cittadina friulana». A Gemona, infatti, è presente uno dei più antichi santuari dedicati al Santo di Padova. «Una tradizione risalente almeno alla prima età moderna – ricorda Tilatti – vuole che Antonio abbia soggiornato nella cittadina e vi abbia fondato il primo insediamento dei frati Minori».
«Fin dall’inizio del mandato – sottolinea il sindaco Roberto Revelant – questa amministrazione ha puntato a valorizzare le molte risorse che la nostra cittadina ha a disposizione e che vengono apprezzate moltissimo da chi, provenendo da fuori, ha la possibilità di scoprirle. Sarà quindi nostra premura impegnarci per farle conoscere al pubblico più vasto possibile, proprio come stiamo facendo con il Santuario di Sant’Antonio, il più vecchio al mondo dedicato a uno dei Santi maggiormente noti e venerati non solo in Italia ma a livello internazionale».
La promozione da parte del Comune di Gemona del progetto di Cammino verso Camposampiero e la Basilica Pontificia di Padova rappresenta per Gemona – porta “a nord” di questo lungo percorso – un’opportunità importante di valorizzazione del Santuario antoniano, anche nell’ottica di un turismo lento, che sta caratterizzando sempre di più le proposte turistiche non solo gemonesi ma di tutta la Regione.
«È proprio nel numero e nell’importanza dei soggetti coinvolti – precisa l’assessore alla cultura Flavia Virilli, che cura il progetto insieme all’Associazione Il Cammino di Sant’Antonio – che sta la forza di questa idea di percorso. Questo venerdì parlerò della tratta Gemona/Camposampiero-Padova a Messina, in un convegno organizzato dalla città sullo Stretto per la parte siciliana del Cammino». Infatti, proprio a Milazzo (Messina), ove la tradizione tramanda che Sant’Antonio sia naufragato, è situata la porta “a sud” del Cammino che, entro il 2021 – anno in cui ricorreranno gli 800 anni dell’arrivo di Sant’Antonio in Italia -, ambisce a unire, nel nome del Santo, tutta la Penisola.
Grazie a questo Cammino, il turista in cerca di una vacanza “slow” potrà abbinare un’esperienza spirituale alla bellezza della scoperta culturale, paesaggistica, enogastronomica ma anche del benessere fisico, favorito proprio dalla pratica dei cammini. Senza dimenticare che in un periodo di medio termine, pur senza investimenti significativi in infrastrutture, i territori attraversati dal Cammino di Sant’Antonio potranno beneficiare di sensibili ricadute economiche, anche destagionalizzando le presenze turistiche a favore delle attività ricettive.