Il Tempietto Longobardo recupera il suo antico splendore
Sono partiti nell’ agosto del 2016 i lavori di restauro degli stalli del coro ligneo del Tempietto Longobardo, una delle perle artistiche custodite all’ interno di Cividale del Friuli. Le operazioni di intervento, che si concluderanno il prossimo anno, restituiranno all’ antico splendore una struttura importante del Tempietto, già oggetto di diversi restauri nel corso del tempo, come ricorda Elisabetta Francescutti, della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia: «L’ultimo intervento di restauro sugli stalli del coro ligneo è stato nel 1859, voluto dall’imperatore e diretto da Giuseppe Uberto Valentinis, conte di Tricesimo. Nonostante gli altri interventi, c’era comunque la necessità di un restauro non solo per il normale invecchiamento, ma anche a causa dell’umidità e della vernice stesa sulla superficie degli stalli, che dava un effetto sbiancato e pertanto non permetteva di vedere i colori originari». L’antico coro, infatti, era policromo, inserendosi in un contesto già ricco di colori: datato all’ultimo quarto del Trecento (anche se alcune sezioni potrebbero essere più antiche), esso non costituisce affatto una peculiarità del mondo medievale, che in realtà era ricco di colori, contro un’idea piuttosto diffusa. Saranno così riscoperte le antiche decorazioni che ornavano l’architettura corale: «Nella trabeazione voltata sopra il seggio della badessa», spiega ancora la Dottoressa Francescutti, «si trova un cassettonato a stelle verdi e rosse, con lo sfondo di colore reciprocamente diverso. O ancora, c’è una parte con degli intagli zoomorfi e degli animali fantastici. Per noi, questo aspetto rappresenta sicuramente una riscoperta, anche se i manufatti medievali erano spesso policromi». Ma questa non è l’unica novità del restauro, il cui cantiere si trova nella navata della contigua chiesa di San Giovanni. Un altro aspetto particolare riguarda le operazioni di rimontaggio degli stalli del coro, come sottolinea la Dottoressa Francescutti: «In occasione del restauro abbiamo adottato una serie di accortezze affinché gli stalli del coro possano essere smontati più facilmente, aspetto importante in una zona sismica. Siamo stati più di un mese a smontare le varie parti del coro, chiuse con dei chiodi durante il restauro ottocentesco. Ora abbiamo introdotto un sistema più semplice, sfruttando gli incastri naturali già presenti; metteremo anche qualche chiodo, ma non c’è la necessità di una chiodatura puntuale». Ad ora gli altri interventi hanno riguardato anche il consolidamento strutturale del coro e il rifacimento dei divisori, particolarmente deteriorati. Il lavoro, che per la prima volta prevede uno smontaggio totale della struttura, è stato realizzato anche grazie all’ausilio di nuove tecnologie, utili per sostenere e per orientare il lavoro fondamentale dei restauratori. Tutto questo è eccezionalmente aperto al pubblico con una serie di visite guidate: per i visitatori più curiosi sarà quindi possibile vedere da vicino le modalità con cui è ridata ai manufatti l’antica bellezza.
scritto da Sara Venchiarutti
IL PAîS gente della nostra terra – luglio 2019 – edizione cartacea