Anche in Madagascar si può salutare con un mandi
Friulani nel Mondo
I friulani sono sparsi davvero in tutto il mondo. Anche nei posti più impensabili possiamo trovare un furlan e scambiare con lui qualche parola in marilenghe. Avreste mai pensato di poter entrare in un baretto su una spiaggia tropicale e salutare la barista con un mandi? Probabilmente no. E invece, su una spiaggia bianca, lambita dalle acque turchesi dell’Oceano Indiano ricche di vita sottomarina, in un contrasto con le rocce nere vulcaniche e il verde vibrante della vegetazione da stropicciarsi gli occhi, questo è incredibilmente possibile. Siamo sull’isola più grande di tutto il continente africano, in Madagascar.
Qui, tra lemuri e baobab centenari, tra una natura incontaminata e un mare dove tartarughe, balene e delfini nuotano in libertà, vive una friulana. Silvia, 32enne originaria di Palmanova, lasciata la Patrie, ha deciso di cambiare vita, di ricominciare da capo dall’altra parte del mondo.
Com’è vivere in questo paradiso in terra?
“Magnifico. Ogni giorno mi sveglio, guardo l’Oceano e mi emoziono. Qui è tutto più lento, più rilassante, non c’è quella frenesia e quella fretta europea. Ho la possibilità ogni giorno di fare esperienze incredibili, come tuffarsi in mare e nuotare in una nuvola di pesci di ogni genere colore e dimensione. Qui si sta benissimo. Ovviamente bisogna far fronte anche a diverse difficoltà, siamo pur sempre in un paese del terzo mondo. Spesso manca la corrente e giro in casa con la pila legata in testa, capita anche che sull’isola non ci sia benzina e quindi non ci si può spostare. Ci sono quindi degli ostacoli che vanno affrontati e superati, è necessario un po’ di spirito di adattamento. Questa è una terra che ti mette alla prova. Devi saper cogliere il bello che c’è, fidatevi che ce n’è tanto”.
Cosa ti ha spinto a trasferirti qui?
“Ho sempre amato viaggiare. Fin da bambina mi sento un po’ una zingara. Durante un viaggio in Madagascar ho conosciuto il mio attuale compagno, Tommaso. A lui, romano di nascita, è venuta l’idea di trasferirsi quaggiù e io, anche per amore, ho accettato ben volentieri. I primi tre mesi sono stati difficili, perché dovevano abbandonare le nostre vesti da turisti ed imparare a convivere con un popolo nuovo, con usi e costumi diversi dai nostri. Ora, dopo tre anni, posso dire di sentirmi a casa. Ho imparato quali sono le ricchezze della vita, che non sono l’avere un lavoro che ti fa guadagnare tanto o un vestito firmato, ma la gente, il mare, la natura”.
Che differenza c’è tra il popolo friulano e quello malgascio?
“In realtà ci sono parecchie cose in comune. I malgasci sono un popolo ospitale, sanno accoglierti sempre con il sorriso e farti sentire parte della comunità. C’è grande unione tra le persone, la comunità è molto legata, le persone si danno una mano e si aiutano nelle difficoltà. Gente tranquilla e onesta, come noi friulani. Sono subito entrata in sintonia, mi sono subito sentita accettata”.
Cosa ti ha stupito di più in questa tua seconda vita in Madagascar?
“Che qui si fa tutto con calma, l’ansia non esiste. I malgasci seguono la filosofia del mora mora, cioè del piano piano. Nulla va fatto di fretta, non esistono ritardi o pressioni. La concezione del tempo qui è assolutamente diversa”.
E il cibo com’è?
“Il Romazava zebù è il piatto nazionale, carne di zebù con riso e brodo di verdure e pomodori. Altro piatto tradizionale è il Henakisoa amalona sy, carne di maiale e anguilla. Mentre l’Henakisoa ravitoco sy è carne di maiale con puré di manioca. Ottimo anche il pesce che è possibile mangiare ovunque lungo la costa. Sono sapori e gusti differenti da quelli a cui i friulani sono abituati. Ripeto, è questione di abitudine anche se non nego che ogni tanto vorrei mangiare un piatto di pasto o un panino con il salame. Qui i prodotti italiani, come un po’ tutto ciò che viene importato dall’Europa, hanno prezzi elevati”.
Ti manca il Friuli?
“In Friuli c’è la mia famiglia e quindi è normale sentire un po’ di nostalgia. Sia chiaro che, almeno una volta all’anno, torno a casa a trovare i miei parenti e gli amici. Sono però davvero contenta di poter vivere qui, sento che questo è il posto giusto per me. A Tulear poi c’è anche il Fôgolar friulano. Non sono sola sull’isola, ci sono altri corregionali che vivono qui e che lavorano in gran parte nel settore del turismo. Un paio di volte all’anno ci troviamo e ci raccontiamo un po’ le nostre esperienze”.
da IL PAîS gente della nostra terra Agosto 2019 edizione cartacea