Talmassons: risorgive e biotopi ricchezza naturale ed economica
“La gestione naturalistica dei biotopi delle risorgive” è il titolo della conferenza-incontro che si è tenuta al Mulino Braida per la 4a festa delle risorgive di Flambro, in Comune di Talmassons. A prendervi parte come relatore, oltre al sindaco di Talmassons, Fabrizio Pitton, agli esperti di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio Glauco Vicario, Giuseppe Oriolo e Pierpaolo Zanchetta, anche il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin. Dal padrone di casa il riassunto della storia che ha portato i Comuni di Talmassons, Castions di Strada, Bertiolo e Gonars a unirsi per la gestione del Mulino ma soprattutto per la tutela e la valorizzazione delle risorgive e dei biotopi. “E’ stata capita l’importanza dei ‘monumenti naturali’ dei nostri territori”, ha riconosciuto Pitton agli amministratori locali del 2015, anno di partenza del progetto, in cui successivamente hanno creduto anche la Regione e non da meno oggi oltre 50 tra associazioni e imprenditori privati locali. “Il tutto volto a sfruttare l’area e a farla conoscere attraverso attività che organizziamo settimanalmente, grazie alla consapevolezza che abbiamo – ha detto il sindaco – della nostra ricchezza”. Siamo convinti di ciò che abbiamo fatto e di ciò che andiamo a fare grazie al rinnovo della convenzione nel 2018, con fondi per il monitoraggio delle biodiversità ma anche per attività come quella di oggi, dove si parla di ambiente ma anche di prodotti tipici locali, di salvaguardia e al contempo di economia del territorio, facendolo conoscere e apprezzare anche attraverso la festa delle risorgive – ha fatto presente Pitton -. Dal docente e naturalista Glauco Vicario un excursus sulla “spinta ambientale degli anni ’80 che oggi in un certo senso rinasce” e sulle specie endemiche presenti, uniche al mondo, nei territori di Talmassons, Bertiolo, Castions e Gonars. Mentre degli aspetti più tecnici e storici del progetto, di habitat e salvaguardia delle specie ha parlato Giuseppe Oriolo, esperto in materia di tutela e valorizzazione dei beni paesaggistici. Pierpaolo Zanchetta, intervenendo per il Servizio Biodiversità della Regione, ha affrontato la questione dal punto di vista normativo e ha detto dell’importanza di passare a una tutela più vasta del territorio regionale, oggi protetto al 20%. Molti Comuni stanno chiedendo che alcune aree diventino protette, non ultima la richiesta goriziana di riconoscimento del biotopo sul monte Sabotino, piuttosto che l’istituzione di parchi naturali; richieste dettate dall’amore per il territorio, ma anche perché fonti di finanziamento per opere gestionali che altrimenti non si potrebbero realizzare. Da ultimo, il presidente Zanin ha fatto riflettere i presenti sul perché una volta si parlasse di circa 6mila ettari di terra oggi ridotti ad alcune decine. Un tempo – ha ricordato – era più importante avere da mangiare che passeggiare per la natura, perciò ecco la coltivazione della terra. A Braida però c’era un’attività economica – il mulino – che ha fatto sì che questa zona fosse preservata e così le acque di cui il mulino aveva bisogno. Finita l’attività negli anni ’70, però, è stato esclusivamente grazie alla lungimiranza degli amministratori locali che si è salvaguardata l’area. Solo in seguito – ha ricordato ancora Zanin – ci fu un contributo regionale di 300 milioni di lire con cui i sindaci acquistarono pezzi di terra rendendoli presidi di tutela. Cresciuta la sensibilità ambientale e grazie al libro in cui si inserì nella lista delle specie destinate a scomparire anche l’Erucastrum palustre, l’Armeria helodes e le altre che fanno parte di quelle uniche al mondo e presenti in questa parte del Friuli, si capisce che c’è la possibilità di inserire i progetti per questo territorio nei programmi “Life” sostenuti e finanziati dall’Unione europea. Il passo successivo – così ancora il presidente Zanin, che ha coinvolto nel ricordo il consigliere regionale Alberto Budai presente all’incontro – fu l’acquisizione degli altri pezzi di terra dove ancora si coltivava e lo sbancamento di quelle coltivazioni, per riportarli alla condizione paesaggistica e naturalistica del passato. Ora è importante stabilire come deve proseguire la gestione del compendio, che deve essere occasione di visite, convivialità, studi e anche fonte economica grazie all’enogastronomia. Si tratti di riserva o parco intercomunale, si deve creare un ente di gestione diretta delle risorse fatto di Regione, portatori di interesse e professionisti, per un utilizzo a vantaggio del territorio, per la sua tutela, valorizzazione e sfruttamento a fini turistici. Il sindaco di Talmassons ha poi reso noto che entro i primi mesi del 2020 partiranno i lavori per l’area di accoglienza, dalle passerelle al parcheggio, secondo un progetto affatto invasivo e che ha già registrato il favore dei proprietari dei terreni e un finanziamento misto Comuni/Regione.