I novant’anni del maestro Celiberti
Siamo come una famiglia, senza retorica ma con tanto affetto: “Maestro Celiberti ti presento un amico, Stefano Pontoni, il giovani direttore de Il Paîs, ti vorremo fare un’intervista per i tuoi novant’anni…” “Saltate in macchina”, il maestro ci porta nel suo studio. La pesante porta artisticamente lavorata da lui stesso si apre. Io mi curo di non fare assolutamente uscire il gatto, una bestiola bianca e nera un po’ scocciata quando vede gli ospiti, ma oggi si distende tranquillo sul tavolo. Quasi quasi il padrone di casa è lui, anche se chi gli riempie la ciotola è il più grande maestro vivente del Friuli, Giorgio Celiberti, una vita dedicata all’arte, alla pittura, alla scultura, alla grafica. Siamo andati a trovarlo per celebrare l’importante traguardo dei novant’anni, compiuti nel novembre scorso, per ripercorrere con lui momenti della sua vita e della sua arte. Ma ogni volta che entriamo nel suo studio che è la sua vera casa, rimaniamo ipnotizzati dalla rara bellezza e intensità della sua ricerca, tutta ordinata come ci trovassimo in una biblioteca. Tutto è storicizzato. Giriamo per lo studio e siamo affascinati e un po’ timorosi di rompere quell’equilibrio con la nostra presenza, ma il maestro generosamente ci
lascia girare per le ampie stanze.
Giorgio Celiberti, spiego, ha vissuto un’esistenza nella ricerca di forme e di stili pittorici che sostanzialmente e un po’ troppo sinteticamente forse, potrebbero riassumersi in una parola, Terezin. Quel carcere per bambini che ha visto l’infanzia pagare la barbarie della guerra, l’ignobile persecuzione ebraica, tanto dolore. Le analisi le abbiamo già scritte tutte, non occorre aggiungerne altre, su Celiberti tutto è stato sottolineato debitamente.
Siamo qui per i suoi novant’anni e come una vecchia famiglia che si ritrova nei momenti particolari, siamo tutti e tre seduti al caldo buono, giustamente anche il gatto ci fa compagnia. C’e’ anche la dottoressa Eliana, la studiosa che segue Giorgio con ragione scientifica e cuore affettuoso. Per qualche minuto abbiamo l’impressione di trovarci in un grande consesso, familiare e culturale. Ma il tempo fugge tra ricordi antichi e più recenti.
Il maestro mi tiene la mano con cordiale affetto, non voglio dimenticare quel momento.
Lo sai che Picasso ha detto che ci vuole molto tempo a diventare giovani? gli chiedo, “Ha ragione” replica lui “la gioventù matura e sedimenta con una certa lentezza. Credo che sto diventando veramente giovane, oggi a novant’anni mi sento quasi a posto. Mi piace ancora essere bambino e rifugiarmi in un mondo di sogni. La ragione si deve sempre accompagnare con il sentimento altrimenti manca un pezzo”.
Qual è il momento che mai dimenticherai di questa tua “giovane vita”? “L’incontro con la realtà di Terezin, questo carcere dove proprio i bambini soffrivano il male della guerra e la barbarie. Innocenti condannati ij nome della razza. Da qui ne ho ricavato il momento ispiratore maggiormente propulsivo della mia vita pittorica”.
La tua pittura, maestro, può essere definita incline all’astrazione? “E’ una semplificazione, in realtà pur leggendo e studiando i maestri dell’astrattismo, sento di non appartenere a nessuna corrente pittorica, perche’ la limitazione della mia libertà , la costrizione in movimenti e in generi, non mi appartiene ne’ sul piano caratteriale ne’ in quello culturale. Mi sento troppo libero per subire classificazioni”.
Come vivi le tue giornate? Studiando, dipingendo come ho sempre fatto, godendo il mio studio, guardando lavori nuovi e più. datati, cercando sempre stimoli dagli amici che ricevo sempre volentieri. Si, mi sento sempre giovane dentro, anche quando le forze mi rallentano un po’. La notte dormo poco ma dipingo tanto, sto qui nel mio studio a fare le ore piccole”.
Quando viene il tempo di lasciarci abbiamo ancora una volta l’impressione che siamo stati poco, troppo poco insieme in questa vita frenetica nel corso della quale ognuno ha dovuto giocare la propria partita su diversi campi. Durassero altri novant’anni…
IL PAîS Gente della nostra terra Dicembre 2019 edizione cartacea (https://ita.calameo.com/read/004769722fa7fdc43150d)