UniVAX Day 2020: venerdì scorso presenti oltre 400 ragazzi delle scuole
L’evento si è svolto venerdì 21 febbraio presso il Polo economico di via Tomadini
UNIVAX DAY, OLTRE 400 STUDENTI IN AULA PER SAPERNE DI PIÙ SUI VACCINI
Gli esperti immunologi dell’Università di Udine hanno incontrato i ragazzi delle scuole superiori per sensibilizzarli sull’importanza della pratica vaccinale e rispondere alle loro domande
«Anche se non mi piace parlare di “immunità di gregge” ma semplicemente di vaccinazioni consapevoli, io oggi, qui tra voi, sono proprio quella “pecora blu” che non si può vaccinare ma che conta sul fatto che ci abbiate pensato voi per proteggere anche me».
Andrea Gressani, vicepresidente AIP – Associazione Immunodeficienze Primitive – ci ha messo la faccia e la sua esperienza personale per spiegare l’importanza dei vaccini e il senso di responsabilità civile sotteso alla scelta ad oltre 400 ragazzi delle scuole superiori di Udine che venerdì 21 febbraio hanno partecipato all’UniVAX Day 2020 presso il Polo economico di via Tomadini.
Una giornata speciale, ideata nel 2018 dalla Società Italiana di Immunologia, e firmata anche dall’Università di Udine, per fare chiarezza su un tema spinoso, che continua a far discutere e ad essere oggetto di contestazioni no-vax.
«L’obiettivo di questo evento, che si ripete annualmente, è sensibilizzare alla vaccinazione consapevole come strumento per evitare patologie complesse – ha spiegato in apertura Carlo Pucillo, ordinario di Patologia generale e Immunologia presso il Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine – e fare in modo che persone deboli, con un sistema immunitario compromesso come Andrea, per esempio, non debbano scontare sulla propria pelle il contatto con chi, invece, non è vaccinato».
A predisporre dunque un vero e proprio “antidoto” contro fake news e luoghi comuni radicati, per consentire ai giovani di prendere le distanze dai ciarlatani e imparare a riconoscere le verità scientifiche quali uniche armi bianche per generare salute collettiva, ci hanno pensato gli esperti, introdotti dalla giornalista Maria Santoro.
«Viviamo in un mondo in cui dobbiamo portare evidenze scientifiche e non basarci su quello che ci viene raccontato – ha precisato Marco De Carli, Dirigente medico di
Allergologia e Immunologia clinica presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale – La verità è che i vaccini non causano l’autismo, malattie autoimmuni e nemmeno morte improvvisa del bambino; ci hanno permesso invece di neutralizzare malattie potenzialmente mortali come morbillo, tetano, difterite, pertosse, rosolia e meningite in cambio di effetti collaterali minimi e transitori e ci consentono, oggi, di prevenire anche alcuni tumori, come il cancro al fegato, e di agire contro agenti patogeni come il papilloma virus, responsabile di tumori sia nell’uomo che nella donna».
Perché dunque vaccinarsi? «Perché la pratica è sicura ed efficace e ci protegge da patologie rischiose – ha sottolineato Barbara Frossi, Immunologa presso il Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine attraverso un excursus, in apertura, sul funzionamento del sistema immunitario e dei vaccini – Perché è più facile vaccinarsi prima che curarsi poi, spendendo soldi in medicina e assistenza sanitaria nel caso di sviluppo della malattia, e perché il rischio di contrarre una complicazione, in una persona che non si vaccina, è più elevato di quello cui si può andare incontro con una vaccinazione».
E il riscontro degli studenti non si è certo fatto attendere se è vero che proprio al termine della mattinata di lavori hanno presentato ai relatori interrogativi perspicaci e domande attente, con il coordinamento delle ricercatrici Francesca Mion e Silvia Tonon. «I vaccini ci proteggono e migliorano il profilo di salute della nostra società – ha evidenziato il vice presidente del Patto trasversale per la scienza, prof. Andrea Cossarizza, parlando ai ragazzi e facendo sintesi dei loro interrogativi – I virus fanno certamente paura e per debellarli possiamo contare soltanto sulla scienza vera e sugli scienziati».