La Regione Campania non paga, azienda friulana rischia la chiusura
Pordenone – Le difficoltà economiche derivanti da un mancato incasso sono una realtà, purtroppo comune, a molte aziende. Capita anche che le difficoltà economiche di un cliente, impossibilitato a saldare una commessa, magari di importo rilevante, mettano in crisi l’azienda che ha eseguito i lavori, portandola, nel caso estremo, alla chiusura.
Quando il committente è un ente pubblico, l’azienda dovrebbe poter dormire sonni tranquilli; perché mai non dovrebbe ricevere un pagamento dallo Stato? Invece, in Italia, succede che la Pubblica Amministrazione disattenda sistematicamente le scadenze di pagamento, risultando tra le più lente in Europa a saldare i propri debiti nei confronti dei creditori privati.
A volte, però, capita che il committente pubblico decida direttamente di non pagare.
La vicenda –
Questa è la situazione in cui si è trovata la Saratoga spa di Pordenone, azienda che opera, nell’ambito delle forniture odontoiatriche d’eccellenza, in oltre 50 Paesi.
Due anni fa, la ditta si aggiudica il bando per la fornitura di attrezzature super tecnologiche per la facoltà di odontoiatria dell’Università Federico II di Napoli, per un importo di 400mila Euro.
Soldi che, tuttavia, la Saratoga non ha mai incassato.
“Abbiamo fornito loro la migliore tecnologia – spiega al Messaggero Veneto Patrizio Bortolus, figlio del fondatore e alla guida, assieme al cugino, dell’azienda – compresi i simulatori a realtà virtuale particolarmente utili per la didattica e la formazione post laurea. Una fornitura senza alcuna contestazione né rilievo. Per cui abbiamo emesso la fattura, solo che il pagamento non è mai arrivato.”
Una situazione che già di per se metterebbe in difficoltà molte imprese, ma, a complicare le cose, si aggiunge un altro pagamento mai pervenuto, questa volta relativo ad una fornitura in Medio Oriente. A questo punto le banche non tardano a rivolgersi a Saratoga, comunicando la riduzione degli affidamenti, che per alcuni istituti si dimezzano, e l’ordine di rientrare entro poco tempo.
“Sono state tante le notti in cui non ho dormito, e ho avuto davvero il timore che non ce l’avremmo fatta” confida Patrizio Bortolus ricordando la situazione.
Poi, fortunatamente, si sblocca il pagamento atteso dal Medio Oriente, dando un po’ di respiro alla società, ma dei soldi attesi dalla Campania non c’è ancora traccia.
Le vie legali –
La giustificazione data a questo ritardo risiede in dei presunti finanziamenti europei, necessari a coprire le spese di ammodernamento, di cui l’Università napoletana avrebbe dovuto beneficiare e che non sarebbero mai arrivati.
Per Saratoga spa si è dunque reso necessario agire per vie legali.
È stato richiesto un decreto ingiuntivo, regolarmente emesso, a cui ha fatto seguito l’istanza di sequestro della somma nelle casse della tesoreria della Regione Campania. Qualche giorno fa in tribunale a Napoli si sarebbe dovuta celebrare la fase finale della procedura davanti al giudice.
“Abbiamo immediatamente provveduto ad iscrivere a ruolo il pignoramento in via telematica, informando di un tanto il domiciliatario di Napoli e sollecitando il cancelliere all’acquisizione dell’iscrizione (essenziale affinchè si tenga l’udienza), con segnalazione della data dell’udienza. Purtroppo le richieste sono state vane perché la cancelleria, che è intasata, deve acquisire le iscrizioni in ordine di arrivo. Ergo, non si è potuta tenere l’udienza e, allo stato, non si sa neppure dire a quando verrà rinviata”.
“Ciò che è francamente inaccettabile in questa situazione – continua Bortolus – è che la Pubblica amministrazione non concede sconti né dilazioni di pagamento. Come azienda siamo tenuti a pagare iva, imposte, tasse, ritenute, Irpef, e chi più ne ha più ne metta, rigorosamente alla scadenza. Ogni ritardo viene pesantemente sanzionato e le conseguenze possono essere devastanti, possono addirittura impedirci di partecipare alle gare d’appalto.
La Pubblica amministrazione invece può permettersi di non rispettare gli impegni, con l’aggravante che, come accadrà in questo caso visto che il tribunale ci ha già dato ragione e ha condannato la Regione a pagare ulteriori 50 mila euro per interessi e spese legali, il conto finale ricadrà sui cittadini. Ci venisse concesso almeno di compensare i crediti verso la Pubblica amministrazione con i debiti: sarebbe già un primo piccolo passo verso l’equità”.
Insomma, un paradosso italico che, purtroppo, non è affatto un caso isolato.